La dittatura del terzo like by Alvise Cagnazzo

La dittatura del terzo like by Alvise Cagnazzo

autore:Alvise Cagnazzo [Cagnazzo, Alvise]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Terzo; Like; Alvise Cagnazzo; Fantozzi; Futurama; Amici
editore: Minerva
pubblicato: 2019-06-25T14:49:52+00:00


CAPITOLO X

MENTANA E IL RIFIUTO

DELL’IGNORANZA SOCIALISTA

Un numero sempre maggiore di professionisti, anche nel settore della comunicazione, sceglie la via dei social network per ampliare la gittata dei messaggi, delle foto e delle informazioni. Se a usare un cinguettio di Twitter sarà il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, quei 240 caratteri potranno celare un messaggio subliminale, tale da suggerire un sottile disegno strategico. Quando a utilizzare il medesimo mezzo è un personaggio del mondo dello spettacolo l’intento sarà quello di promuovere il proprio lavoro, cercando di allungare la portata pubblicitaria di uno spot, in passato affidato al costosissimo sistema pubblicitario standard, fatto di passaggi da circa mezzo minuto sulle reti televisive e delle piattaforme satellitari.

Se ad adoperare lo strumento social è l’uomo comune, il famoso bottegaio di Napoli, il macellaio di Brindisi o la casalinga di Catanzaro, il risultato sarà l’intasamento di un sistema destinato a implodere perché fagocitato dalla necessità di raccontare al mondo quello che, con ogni probabilità, non interesserebbe nemmeno ai familiari dello sventurato comunicatore seriale. L’overbooking comunicativo comporta un abbrutimento del mezzo stesso, sino a renderlo impopolare per la sua naturale e primaria origine, la diffusione di informazione di interesse pubblico, lo sviluppo e lo scambio di idee, sino all’analisi e all’approfondimento. La gratuità del mezzo e le sue potenzialità hanno ingolosito i sedicenti procacciatori d’affari, creando un sottobosco di sobillatori e millantatori. A questa condizione, già di per sé non agevole, si aggiunge il fenomeno sempre più frequente degli “odiatori”, ribattezzati dagli inglesi haters.

Nella sostanza, si tratta di un numero imprecisato di utenti, in aumento con l’incedere dei fenomeni di crisi del lavoro e della precarizzazione selvaggia del mondo in ogni sua declinazione, sia essa occupazionale o relazionale, che fa dell’insulto e dello stalking verbale il proprio punto di forza. Il principio che alimenta la proliferazione della volgarità e dell’offesa a stretto giro di tweet o post è quello dell’“effetto abitacolo”. Il propagatore di odio ritiene di essere all’interno della vettura della propria automobile, sentendosi protetto. Libero di farneticare e offendere perché certo della propria inviolabilità, della propria irreperibilità.

Il controllo attuato da Facebook e Twitter sui fenomeni molesti non è ancora sufficiente per limitare un fenomeno in repentina ascesa. La depressione economica dell’ultimo decennio continua e, presumibilmente, continuerà a mietere vittime, offrendo alla vasta pletora della popolazione inattiva, stufa delle ingiustizie sociali e della loro impunibilità, la possibilità di sedare il proprio disagio attraverso le piattaforme telematiche. Incitamento all’odio razziale, richiami agli slogan nazisti e fascisti sulle barbarie dei campi di concentramento, sbeffeggiamento di disabili e minori in sovrappeso, acredine verso l’omosessualità e scambio di materiale pedo pornografico, sono soltanto una piccola parte dell’immenso perimetro della vergogna che negli ultimi anni ha suggerito alle forze dell’ordine una specializzazione sul settore, attraverso il rafforzamento del comparto della Polizia Postale.

Enrico Mentana, baluardo di un giornalismo molto reale e poco social, ha assunto sin da subito una posizione inequivocabile sul fenomeno crescente dei “leoni da tastiera”:

Bisogna stanarli. Personalmente, ho sempre detto che noi giornalisti non possiamo pensare



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